mercoledì 14 novembre 2007

il momento giusto per dire no

Raccolgo diverse richieste di consulenza sull’argomento “gestione dei figli”. Queste vanno da problemi di sonno e cibo a problemi sulla scuola, a semplici “capricci”.
I genitori moderni sono disorientati e smarriti, con una grande paura di sbagliare e causare ai propri figli dei danni irreversibili, figli che ormai sono sempre più problematici e cervellotici. Noi adulti siamo ormai convinti che si debba essere efficienti e bravi in tutto, dalla casa al lavoro, abbiamo la sindrome del supereroe.
Partendo dal presupposto che i bambini sono esseri umani dotati della propria personalità e che i genitori devono prestare ascolto ai bambini, rispettarli e offrire lo spazio necessario per le loro esplorazioni, rimane comunque il fatto che il genitore debba assicurarsi che i figli conoscano i limiti. Tali limiti vanno fissati con risolutezza, spiegandone le motivazioni ma sempre con risolutezza nonostante i figli li rifiutino e protestino. Le attese e i limiti devono essere adeguati al grado di sviluppo del bambino. Per esempio, a un bambino di due anni non si può chiedere di starsene tranquillo per due ore durante una riunione, di giocare da solo mentre i genitori fanno i lavori di casa o di comportarsi come "un angelo" in un ristorante di lusso.I bambini hanno bisogno di rassicurazioni e di approvazione per poter diventare indipendenti, altrimenti la troppa protezione rischia di farli diventare insicuri ed incapaci di gestire le proprie emozioni in modo non distruttivo. E’ovvio che tali limiti, pur essendo un bene per i figli, non sono accettati con gratitudine (es.il mandarli a letto presto) e possono far scaturire comportamenti tipo pernacchie e offese.
Tali comportamenti di sfida, specialmente fatti dal proprio figlio e finalizzati a fare più male possibile (loro capiscono dove possono colpirci e affondano), fanno male al genitore ma le regole vanno stabilite e devono essere portate avanti in modo coerente da entrambi i genitori. La coerenza e il sostegno sono particolarmente importanti per aiutare il bambino ad affrontare la paura dell'ignoto. Non è sempre facile essere coerenti; i bambini vogliono continuamente verificare i limiti, tentando di aggirare le regole. È bene perseverare, anche se si nutrono dei dubbi e se si generano comportamenti di sfida e di provocazione.
I bambini più grandi capiscono esattamente il significato della parola, ma tendono a mettere alla prova i limiti stabiliti e spesso dicono automaticamente "no" indipendentemente dal tipo di richiesta. In questo stadio i bambini dicono "no" anche alle offerte più allettanti di gelati o caramelle, solo per una "questione di principio".
In questo caso di aiuto è fornire una forma di castigo, ovviamente ben lontana dal chiuderli in uno stanzino buio per ore, che segua sempre ad un comportamento inaccettabile (disubbidienza, manifestazioni aggressive come pugni e calci, urla irrefrenabili, pernacchie e linguacce). Tale castigo, che va motivato con calma dal genitore, potrebbe andare dal togliergli il gioco preferito fino a che non cambia atteggiamento, al lasciarlo riflettere in un punto della casa, il cui punto esatto e la cui durata possono essere stabiliti magari insieme precedentemente, in modo che il bambino sappia che quel posto è il posto per riflettere sulle proprie azioni e non un punto di espiazione di una punizione. Una volta finito il castigo l’episodio va allontanato e non è bene tornarci sopra ma piuttosto vedere cosa il bambino ha compreso di quanto accaduto.
Esiste un ottimo testo, che magari conoscerai già, che si intitola “ I no che aiutano a crescere” di Asha Phillips.
In breve viene fatta un’analisi del concetto e della prassi del rifiuto nel rapporto genitori-figli, come strategia per delineare quei limiti necessari a uno sviluppo armonico della personalità infantile, ed evitare un ego autocentrato e onnipotente. Questo libro si propone è fornire le indicazioni utili a decifrare come, quando e perché è importante dire di no. Per ogni etá esistono infatti degli snodi particolarmente importanti, il cui superamento avvia un cambiamento positivo nello sviluppo della personalità, il cui mancato riconoscimento pu" al contrario innescare dinamiche onnipotenti e autocentrate. Un no detto al momento giusto può quindi essere il punto di partenza per una crescita equilibrata e felice. "... mi sembra davvero uno dei più bei libri che io abbia letto sull argomento." (Giovanni Bollea).

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