martedì 5 maggio 2009

La socializzazione primaria

Spesso portando i bambini a scuola sin da piccoli sentiamo parlare di socializzazione.
Cosa intendiamo per socializzazione?
La socializzazione è un processo lento e inarrestabile che porta ciascun individuo a far parte di una determinata società perché da essa ed in essa apprenderà ed userà le norme, i comportamenti, i ruoli e le istituzioni di cui la stessa società si compone.
Certamente esistono varie fasi di socializzazione da distinguere. Quando portiamo nostro figlio all’asilo ci troviamo in una fase primordiale di socializzazione.
La teoria distingue la socializzazione primaria come quella che avviene in modo intenso sin dai primi anni di vita generalmente nell'ambito famigliare, (ed è finalizzata all'acquisizione delle competenze sociali di base (come la capacità comunicativa e la capacità di entrare in relazione con gli altri) da quella secondaria, che interviene successivamente attraverso il contatto con realtà esterne alla famiglia (ad esempio la scuola), permette l'acquisizione di competenze sociali specifiche, legate alla scelta dei ruoli che l'individuo assumerà nella società. La famiglia è un gruppo sociale di difficile definizione ma che si caratterizza tra le altre cose per essere l'istituzione attraverso cui la società riproduce se stessa biologicamente e culturalmente. Essa è anche la principale agenzia di socializzazione primaria. Ma all’interno della famiglia il processo di socializzazione inizialmente è un processo che trasforma le esigenze fisiche (quali essere accudito e curato—attaccamento materno--Bowlby) in esigenze interiori per cui se si fanno determinate cose si ottengono compensi e approvazioni affettive o soddisfazione dei propri bisogni.
Il bambino, imparerà con il tempo a riflettere e valutare ciò che accade intorno a lui sia per le sue richieste che quelle della famiglia. Questo primo apprendimento avverrà quindi, per prove ed errori “trial and error” oppure per training diretto dai genitori stessi che da quando nasce cercano di trasmettergli le regole della casa, le abitudini, le usanze….
È in questo modo che i gesti assumono un significato comune per il bambino e per la sua famiglia, divenendo così “gesti convenzionali”.
Tali gesti condivisi permettono al bambino di comunicare con precisione i desideri e i bisogni, garantendogli quindi, la sopravvivenza.
Se in famiglia si costruiscono i primi importanti legami affettivi e si interiorizzano le norme e i valori più elementari, a scuola si costruiscono i primi comportamenti sociali in un ambito più formale, in particolare si sperimentano ruoli più “isitizionalizzati” e si acquistano competenze specifiche. La scuola in genere, riveste nella società contemporanea una posizione centrale nel sistema educativo e sociale.
Oggi questo entrare in società anticipato con il nido e con la materna porta a sperimentare sempre prima i comportamenti acquisiti in casa, in famiglia dai fratelli/sorelle e con gli stessi genitori o nonni . Inoltre, bisogna anche considerare l'effetto socializzante dei Mass-media che è sicuramente più informale e non manifesto ma, che consente di diffondere atteggiamenti, opinioni, valori, stili e modelli di vita che vengono fatti propri dai fruitori e quindi, già da bambini (pensiamo alle pubblicità a loro rivolte, oggi anche a 2 anni un bimbo riesce a scegliere accessori rivolti alla sua fascia di età).
È importante tenere presente che seppur si parla di socializzazione siamo ancora in una forma primitiva di tale sviluppo e come tale, in assenza di patologie, è normale vedere nei nostri bambini comportamenti discontinui nel rapporto con gli altri.