mercoledì 9 dicembre 2009

La prevenzione comincia da te

Decalogo di informazioni per l'influenza A (H1N1)
Il volantino del Comune di Roma - Asseossorato alle politiche Sociali e Promozione della Salute, riporta a chiere lettere le indicazioni base per sapere come affrontare una normale influenza che ci ha allarmato così tanto ma ancora dobbiamo capire perchè.
Ne avete lette di tutti i colori e alla fine sono le principali regole di buone maniere e igiene.
Aggiungiamo il Numero Verde del Ministero della Salute:
1500
Viale Manzoni 16, 00185 Roma
Telefono +390667105156
Fax: +390670454112

sabato 24 ottobre 2009

Elenco informazioni Influenza A - Fonte Wikipedia

Pandemia della febbre suina del 2009 [modifica]

Per approfondire, vedi la voce Pandemia della febbre suina del 2009.
Da aprile 2009 sono stati accertati focolai di infezione nell'uomo in Messico. Il numero dei casi, la presenza di morti accertati e la trasmissione da uomo a uomo hanno fatto salire il livello di allarme. Casi sporadici sono sospettati anche in altri paesi americani. Il virus sembra colpire caratteristicamente le persone adulte sane e molto meno, al contrario della influenza classica, anziani e bambini. Questo è probabilmente dovuto al fatto che bambini e anziani sono in gran parte vaccinati contro l'influenza stagionale, e sembra che questa protezione diminuisca la capacità di infezione su questi individui.[5] L'alimentazione a base di carne suina non aumenta le probabilità di contrarre l'infezione che si trasmette da uomo a uomo per via aerea come le comuni influenze. Secondo il prof. Calvielli Giu i casi di virus di origine animale mutati e trasmissibili da uomo a uomo sono dovuti ai metodi di allevamento del bestiame nutrito a base di mangimi animali[6]. Anche se alcuni Stati hanno autorizzato l'abbattimento di maiali indiscriminato nel loro territorio, consumare carne di maiale cotta ad almeno 70 gradi sembra azzerare la probabilità di trasmissione maiale-uomo della malattia attraverso carne di suino infetta.
Valutazione del rischio [modifica]
Per il momento la pandemia è molto meno aggressiva delle precedenti. Ma per prevedere l'evoluzione occorre valutare:
La gravità delle ondate successive - difatti le pandemie hanno tendenza a diffondersi a 2-3 ondate in cui le ultime sono peggiori delle prime.
La qualità dei servizi sanitari offerti, sicuramente migliorati rispetto al passato.
La vulnerabilità della popolazione al nuovo virus A/H1N1, in particolar modo la letalità riguardante i soggetti con patologie croniche, i quali sono aumentati rispetto al passato.
Il trasformismo virale - in particolare durante le ondate influenzali invernali il virus potrebbe incontrarsi con i virus influenzali già in circolazione nell'uomo.
Sintomi [modifica]
Oggi i sintomi hanno molti tratti in comune con quelli della normale influenza, prevalentemente a carattere respiratorio, accompagnati talvolta da nausea, vomito e diarrea. Tuttavia al momento non si conosce perfettamente né l'estensione né si hanno sufficienti informazioni sul particolare ceppo d' influenza umana derivata da quella suina[7]. Sembra che i sintomi siano diversi a seconda delle zone in cui il virus si è attivato. Mentre nella zona di probabile origine, in Messico, si manifesta una sintomatologia con infezioni respiratorie, negli Stati Uniti si presentano vomito e problemi gastroenterici. In linea di massima si accusano sintomi aspecifici quali febbre di intensità variabile, sonnolenza, malessere, scarso appetito e cefalea, associati frequentemente a raffreddore, tosse e mal di gola. È consigliabile un controllo medico ogniqualvolta compaiano i sintomi sopraelencati.
Prevenzione [modifica]

Pendolari di Città del Messico in metropolitana con le mascherine
Comportamenti apparentemente banali sembrano avere una buona efficacia nel limitare e prevenire il contagio da parte dell'influenza suina. Coprire naso e bocca e lavarsi spesso e bene le mani con acqua e sapone (o disinfettanti a base alcolica) sembra essere una misura efficace nel limitare la diffusione virale[8]. Negli Stati Uniti d'America una campagna stampa ha informato i cittadini su questo semplice presidio. Per evitare l'infezione non bastano le comuni mascherine ma occorrono quelle chirurgiche. I consigli per non ammalarsi sono quelli consueti in questi casi: evitare di andare nei paesi d'origine della malattia, non frequentare luoghi affollati, curare l'igiene personale.
Una direttiva ministeriale del Governo italiano invitava, nel maggio 2009, chi fosse tornato dal Messico in Italia in quel periodo a rimanere a casa per sette giorni, a scopo precauzionale; tuttavia il nostro paese non ha sospeso i voli con destinazione i Paesi colpiti.
Vaccinazione [modifica]
La vaccinazione è il metodo più efficace per la prevenzione della malattia e delle sue complicanze. È stato osservato che il vaccino contro il virus influenzale stagionale non protegge contro l'influenza suina.
Vaccini specifici monovalenti contro l'H1N1 saranno autorizzati negli Stati Uniti a partire da metà Ottobre 2009.
È probabile che le dosi di vaccino necessarie per una completa vaccinazione di massa non saranno disponibili perché occorre tempo a prepararle, pertanto le autorità statunitensi raccomandano una iniziale vaccinazione per specifici gruppi di pazienti, particolarmente a rischio tra cui:
donne in gravidanza, persone che vivono con bambini di meno di 6 mesi, personale sanitario a contatto con soggetti potenzialmente infetti, bimbi di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, bimbi, adolescenti o persone di età compresa tra i 25 e i 64 anni, con patologie croniche per le quali sono a rischio di complicanze severe (malattie cardiache, polmonari o epatiche croniche, immunosoppressione, cancro, gravidanza, obesità (in alcune casistiche).
Cura [modifica]
Per la cura sembrano essere utili i comuni antivirali come l'Oseltamivir la cui efficacia non è del tutto dimostrata poiché nell'ultima influenza invernale non ha dato buoni risultati nel 90% dei casi contrariamente al Zanamivir che è stato risolutivo per sanare dall'influenza normale. In ogni caso, la guarigione avviene di solito senza grosse difficoltà, dato che la nuova influenza presenta un tasso di mortalità pressoché analogo a quello delle influenze stagionali.[senza fonte] Sir Liam Donaldson, Chief Medical Officer per l'Inghliterra, recentemente ha dichiarato che circa il 16 per cento di coloro che sono morti per influenza A/H1N1 erano perfettamente sani e non seguivano alcuna terapia prima dell'infezione. Un ulteriore 17 per cento aveva solo problemi moderati, come pressione alta o diabete. Il resto dei decessi invece si sono verificati in soggetti immunodepressi o comunque con problemi di salute preesistenti[9].
Secondo organi di stampa non specialistica, tuttavia «entrambi i farmaci raccomandati per l'influenza si sono dimostrati efficaci contro campioni virali della nuova malattia»[10][11].
Il virus è stato isolato e si sta procedendo alla produzione di un vaccino. «Stiamo analizzando la sequenza nucleotidica e ci stiamo attivando per il vaccino», ha detto il direttore del Centro Novartis Vaccines and Diagnostics di Siena, che si pensa non potrà essere disponibile prima di ottobre 2009.[12]. Il vaccino, a seconda dell'evoluzione della pandemia, potrebbe divenire obbligatorio.
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato lo stato di pandemia in seduta urgente con circa 27 mila casi di contagio e circa 160 morti.[senza fonte]
Prognosi [modifica]
Il tasso di mortalità è stato stimato tra lo 0,1 - 0,5% (contro circa l'1% dell'influenza normale), ma non può tutt'ora essere calcolato perché non si conosce il numero delle persone infettate - molto spesso infettate e guarite senza nemmeno sapere di aver avuto l'influenza suina - [13] [senza fonte], la remissione dei sintomi avviene in genere entro i 2-4 giorni dall'inizio delle manifestazioni respiratorie. La malattia sembra particolarmente aggressiva in Messico, paese di origine dell'epidemia, dove muore circa il 5% dei pazienti.[senza fonte]

venerdì 4 settembre 2009

Pedagogista chi è e perchè un valido aiuto nell'educazione del nostro bambino

Elenco Pedagogisti a Roma e elenco indirizzi utili pedagogia
ANPE - Associazione Nazionale dei Pedagogisti Italiani - piazza Rondanini 52 - 00186 Roma - tel. e fax 0669202080 http://www.anpe.it E-mail: anpe@anpe.it
Il Pedagogista è l'esperto dei processi educativi e formativi. Le sue prestazioni professionali si indirizzano a individui di qualsiasi età, alle coppie, alle famiglie, ai gruppi e alle istituzioni, e comprendono attività educative, ricreative, culturali, ludiche, rieducative e formative.
  • progettazione educativa, anche in situazione di svantaggio e handicap;
  • mediazione e consulenza familiare e minorile;
  • relazione di aiuto in situazioni di disagio;
  • orientamento scolastico e professionale;
  • formazione aziendale e degli adulti.
  • progettazione, coordinamento e attuazione di progetti per la formazione professionale;
  • aggiornamento, qualificazione e selezione del personale nell'ambito di enti,
    istituzioni, imprese pubbliche e private;
  • attività di sperimentazione, ricerca, didattica nel proprio ambito professionale.

Per conoscere tutti i corsi di laurea attivati dalle varie facoltà italiane, è consigliabile rivolgersi alle segreterie delle università o consultare http://www.miur.it il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

  • Programmazione e gestione dei servizi educativi e formativi;
  • Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua;
  • Scienze pedagogiche.

La professione di pedagogo non è riconosciuta a livello legislativo. Per informazioni al riguardo, è
possibile fare riferimento all’Associazione di categoria ANPE (Associazione Nazionale dei Pedagogisti italiani), che promuove la regolamentazione della professione, svolge attività scientifica e di ricerca pedagogico.

L'Associazione, inoltre, ha costituito un Albo Professionale Interno a cui è possibile iscriversi dopo aver superato una prova attitudinale scritta. Sono ammessi a sostenere la prova attitudinale i soci aderenti, in regola con il pagamento delle quote associative e che abbiano compiuto un praticantato professionale post-lauream svolto in una o più delle seguenti condizioni:

  • servizio di ruolo o non di ruolo svolto presso Università o Istituzioni pubbliche o
    private, in attività per le quali è richiesta la laurea specialistica in una delle classi di
    laurea già citate per almeno un anno;
  • tirocinio professionale svolto in qualità di pedagogista, con la supervisione di un
    pedagogista, presso Università, Enti o Istituzioni pubbliche o private oppure
    presso studi professionali di pedagogisti iscritti all'Albo Professionale Interno della
    Professione di Pedagogista, per un periodo di 800 ore oppure due anni;
  • attività di volontariato in qualità di pedagogista presso Enti pubblici o privati,
    per un periodo di 800 ore oppure di due anni;
  • attività continuativa di pedagogista libero professionista oppure attività di consulenza
    pedagogica svolta in Enti e Istituzioni pubbliche o private, per almeno un anno;
  • frequenza di corsi di perfezionamento o di specializzazione o di formazione postlauream
    organizzati da Università italiane o straniere oppure da Enti privati accreditati e
    riconosciuti i cui corsi siano stati riconosciuti dall'Associazione.

martedì 5 maggio 2009

La socializzazione primaria

Spesso portando i bambini a scuola sin da piccoli sentiamo parlare di socializzazione.
Cosa intendiamo per socializzazione?
La socializzazione è un processo lento e inarrestabile che porta ciascun individuo a far parte di una determinata società perché da essa ed in essa apprenderà ed userà le norme, i comportamenti, i ruoli e le istituzioni di cui la stessa società si compone.
Certamente esistono varie fasi di socializzazione da distinguere. Quando portiamo nostro figlio all’asilo ci troviamo in una fase primordiale di socializzazione.
La teoria distingue la socializzazione primaria come quella che avviene in modo intenso sin dai primi anni di vita generalmente nell'ambito famigliare, (ed è finalizzata all'acquisizione delle competenze sociali di base (come la capacità comunicativa e la capacità di entrare in relazione con gli altri) da quella secondaria, che interviene successivamente attraverso il contatto con realtà esterne alla famiglia (ad esempio la scuola), permette l'acquisizione di competenze sociali specifiche, legate alla scelta dei ruoli che l'individuo assumerà nella società. La famiglia è un gruppo sociale di difficile definizione ma che si caratterizza tra le altre cose per essere l'istituzione attraverso cui la società riproduce se stessa biologicamente e culturalmente. Essa è anche la principale agenzia di socializzazione primaria. Ma all’interno della famiglia il processo di socializzazione inizialmente è un processo che trasforma le esigenze fisiche (quali essere accudito e curato—attaccamento materno--Bowlby) in esigenze interiori per cui se si fanno determinate cose si ottengono compensi e approvazioni affettive o soddisfazione dei propri bisogni.
Il bambino, imparerà con il tempo a riflettere e valutare ciò che accade intorno a lui sia per le sue richieste che quelle della famiglia. Questo primo apprendimento avverrà quindi, per prove ed errori “trial and error” oppure per training diretto dai genitori stessi che da quando nasce cercano di trasmettergli le regole della casa, le abitudini, le usanze….
È in questo modo che i gesti assumono un significato comune per il bambino e per la sua famiglia, divenendo così “gesti convenzionali”.
Tali gesti condivisi permettono al bambino di comunicare con precisione i desideri e i bisogni, garantendogli quindi, la sopravvivenza.
Se in famiglia si costruiscono i primi importanti legami affettivi e si interiorizzano le norme e i valori più elementari, a scuola si costruiscono i primi comportamenti sociali in un ambito più formale, in particolare si sperimentano ruoli più “isitizionalizzati” e si acquistano competenze specifiche. La scuola in genere, riveste nella società contemporanea una posizione centrale nel sistema educativo e sociale.
Oggi questo entrare in società anticipato con il nido e con la materna porta a sperimentare sempre prima i comportamenti acquisiti in casa, in famiglia dai fratelli/sorelle e con gli stessi genitori o nonni . Inoltre, bisogna anche considerare l'effetto socializzante dei Mass-media che è sicuramente più informale e non manifesto ma, che consente di diffondere atteggiamenti, opinioni, valori, stili e modelli di vita che vengono fatti propri dai fruitori e quindi, già da bambini (pensiamo alle pubblicità a loro rivolte, oggi anche a 2 anni un bimbo riesce a scegliere accessori rivolti alla sua fascia di età).
È importante tenere presente che seppur si parla di socializzazione siamo ancora in una forma primitiva di tale sviluppo e come tale, in assenza di patologie, è normale vedere nei nostri bambini comportamenti discontinui nel rapporto con gli altri.

giovedì 30 aprile 2009

La febbre

Recuperata la guida di Altroconusmo sui bambini, riportiamo con piacere la sezione sulla FEBBRE. Mamme, papà e genitori in generale pochi concetti per vivere la febbre con un pizzico di consapevolezza in più.

Si parla di febbre quando la temperatura corporea supera i 37 °C, se misurata sotto
le ascelle, e i 37,5 °C se si misura in bocca o nel retto. La febbre è una reazione utile
per aiutare il nostro corpo a combattere le infezioni; se è inferiore a 38,5 °C e il
bambino non dimostra particolari segni di sofferenza, è meglio attendere almeno 24
ore, sorvegliandolo attentamente e non ricorrendo subito ai farmaci.
Non coprire in modo eccessivo il bambino, fatelo bere molto, non forzatelo a
mangiare ma, se lo desidera, offritegli pasti piccoli e digeribili (per esempio il
brodo). Nei lattanti, non è necessario sospendere l’allattamento al seno.
Per l’uso di farmaci va sentito il parere del pediatra, soprattutto se il bambino ha
un’età inferiore ai 6 mesi. Tra gli antipiretici, contro la febbre, ricordiamo che la prima
scelta è rappresentata dal paracetamolo (sciroppo, supposte o altro in base all’età,
seguendo attentamente le istruzioni riportate sulle confezioni); il farmaco di seconda
scelta è l’ibuprofene, dopo consultazione con il pediatra. È importante non associare
né alternare i due farmaci.

giovedì 16 aprile 2009

Massaggiare e Portare in Fascia il tuo Bambino

Il massaggio e il tenere in grembo i nostri bambini, sono le cose più belle e naturali del mondo per una mamma, ma come tutti i primi confronti che si hanno con il nostro bambino, nascondono qualche piccola paura.
La delicatezza e la consapevolezza di quali benefici hanno i nostri pargoli grazie a questi due comportamenti, sono alcuni dei temi trattati nei corsi della Dott.ssa Valentina Iacobelli Insegnante diplomata A.I.M.I..

I corsi per Massaggiare o portare in fascia i bambini sono tenuti a Roma. Il Calendario è in continua evoluzione visto il successo dell'iniziativa. I Corsi sono in particolare rivolti a mamme di bambini da 0 a 1 anno, ma anche voi cari papà sarete ospiti graditi.

Vi invitiamo a prendere contatto con la dottoressa consultando il suo Blog.

sabato 21 febbraio 2009

Scrivici per richiedere una consulenza

Per tutti coloro che sentono la necessità e l'esigenza di parlare con personale specializzato sul tema educazione e figli può contattarci su questo blog esponendo il proprio problema o interesse. Vi è la possibilità di restare anonimi o eventualmente essere ricontattati per esplorare al meglio il problema, dubbio etc...

Mandate una mail a SOSNIDO@GMAIL.COM oppure scrivete una nota come commento su questo Post.

Obiettivo Pedagogia può essere la prima risposta ai vostri dubbi. Un primo passo alla ricerca della soluzione migliore.