lunedì 4 febbraio 2008
L’ALIMENTAZIONE NEL PRIMO ANNO DI VITA
Il nuovo tipo di alimentazione che si offre al bambino va di pari passo con una nuova significativa tappa nella crescita del bambino verso l’autonomia.
Da un lato, infatti, l’alimentazione con cibo solido, non rappresentando più esclusivamente un esercizio di deglutizione, richiede la partecipazione consapevole del proprio corpo (dal collo alla coordinazione oculo-manuale) che può avvenire solo attraverso nuove competenze neuromuscolari. Dall’altro la nuova capacità del bimbo di esprimere fame, sazietà e piacere avviene attraverso l’espressione di nuovi comportamenti che i genitori devono imparare a comprendere dando luogo, quindi, alla costruzione di un nuovo rapporto tra essi ed il bambino utile a favorire lo sviluppo di componenti psicologiche e relazionali.
Da un punto di vista nozionistico il “divezzamento/svezzamento” è il periodo durante il quale si passa da un’alimentazione di latte materno o formulato alla graduale introduzione di alimenti sottoposti ad una preparazione adeguata fino a quella dell’adulto. E’ bene ricordare, però, che non si deve interrompere automaticamente l’assunzione di latte da parte del bambino in quanto esso continua a rimanere un alimento denso di calorie e proteine a lui necessarie.
Di conseguenza se la mamma allatta il cibo solido può sostituire una poppata ma per il resto è bene mantenere il ritmo dell’allattamento al seno. Auspicabile sarebbe iniziare ad affiancare i due tipi di alimentazione in modo graduale.
Ma quando si deve iniziare lo svezzamento?
Le linee guida fornite da OMS ed UE riportano come periodo adeguato quello del 6° mese compiuto (180 giorni) come il migliore per l’introduzione di cibi diversi dal latte. Compiuto tale mese, di solito, il bambino può alimentarsi con cibi solidi o semisolidi con un basso rischio di intolleranze verso parecchi alimenti.
Rimane sempre il fatto che i genitori vanno, comunque, stimolati ad individuare in modo autonomo il periodo migliore per tale iniziativa in quanto non c’e’ miglior pediatra del genitore.
Riguardo le modalità di preparazione/somministrazione del cibo sarebbe opportuno evitare indicazioni rigide in quanto vanno sempre considerati i ritmi di tradizioni ed abitudini alimentari osservati dalla famiglia e le preferenze del bambino. Inoltre i genitori potrebbero insistere a forzare il bambino a mangiare una determinata quantità di cibo anche se è sazio e, anche, di osservare correttamente i segnali comportamentali del bambino (vero indicatore della adeguatezza qualitativa e quantitativa del cibo offerto).
In ogni caso è utile considerare i seguenti punti:
o la frutta è a tutti gli effetti un alimento e come tale rappresentare già una forma iniziale di svezzamento/divezzamento e, a livello nutritivo, non può sostituire una poppata
o se il bambino non deglutisce in maniera efficace il cibo viene spinto in avanti dalla lingua piuttosto che indietro: i genitori non informati potrebbero interpretare questo comportamento come un rifiuto del cibo o addirittura come una forma di intolleranza alimentare
o il sale altera il gusto del cibo e potrebbe ripercuotersi sul momento del pasto fornendo condizionamenti al bambino; lo zucchero altrettanto e, in più, potrebbe causare carie
o è sempre auspicabile l’introduzione graduale di nuovi alimenti (minimo 2 settimane) al fine di abituare il lattante a nuovi gusti, sia per eventuali intolleranze.
o è controproducente insistere nel forzare il bambino ad accettare un determinato alimento, infatti se al momento non è gradito, potrebbe diventarlo un altro giorno ed insistendo diminuiscono le probabilità che ciò accada.
o cibi ad alto contenuto calorico non forniscono al bambino un’adeguata nutrizione ma possono, al contrario, far insorgere problemi di obesità più avanti.
o occorre sempre rispettare l’appetito del bambino, cercando di interpretare il suo comportamento.
o evitare di somministrare il cibo semisolido con il biberon per evitare sia che il bambino non mparari a mangiare da solo, sia per non provocare confusione tra l’azione del deglutire e quella del succhiare. Chi non è in grado di mangiare con il cucchiaino, non è pronto per lo svezzamento.
o non è fondamentale iniziare con un determinato alimento piuttosto che con un altro. Un genitore può decidere autonomamente la sequenza degli alimenti da inserire, purchè vari gli alimenti per avere una corretta distribuzione di carboidrati, proteine e lipidi
o è importante lasciar toccare il cibo al bambino, sia attraverso le mani che con il cucchiaino, così come è bene incentivare l’uso del bicchiere e della tazza
o per seguire il detto “anche l’occhio vuole la sua parte” è bene che la pappa abbia colore, odore e sapore gradevole e stimolante. Variare il menù favorisce, inoltre, l’educazione al gusto.
FONTI
Commissione Europea di Salute Pubblica. Protezione, promozione e sostegno dell’allattamento al seno in Europa: un Programma d’Azione, 2004
Ministero della salute. Dipartimento della Prevenzione e Comunicazione “Quando nasce un bambino”. 2005
C. Gonzales Il mio bambino non mi mangia Bonomi Editore, 2003
Curran JS, Barness LA. Alimentazione del neonato e del bambino. In: Nelson Trattato di Pediatria XVI ed., 2002, Torino
venerdì 11 gennaio 2008
in materia di vaccinazioni obbligatorie
Forse non in molti sanno che esiste un decreto del presidente della Repubblica che ha cambiato
l'obbligatorietà delle vaccinazioni per la scuola. In particolare tale decreto cambia in parte l'art.47. per cui anche un bambino non vaccinato non può non essere ammesso alla scuola sia pubblica che privata. Sarà cura della scuola informare sul caso la ASL di zona.
"Art. 47. - l. I direttori delle scuole e i capi degli istituti di istruzione pubblica o privata sono tenuti, all'atto dell'ammissione alla scuola o agli esami, ad accertare se siano state praticate agli alunni le vaccinazioni e le rivaccinazioni obbligatorie, richiedendo la presentazione da parte dell'interessato della relativa certificazione, ovvero di dichiarazione sostitutiva, ai sensi della Legge 4.1.68, n. 15, e successive modificazioni e integrazioni, e del D.P.R. 20.10.98, n. 403, comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni e delle rivaccinazioni predette, accompagnata dall'indicazione della struttura del Servizio sanitario nazionale competente ad emettere la certificazione.2. Nel caso di mancata presentazione della certificazione o della dichiarazione di cui al comma 1, il direttore della scuola o il capo dell'istituto comunica il fatto entro cinque giorni, per gli opportuni e tempestivi interventi, all'azienda unità sanitaria locale di appartenenza dell'alunno ed al Ministero della sanità. La mancata certificazione non comporta il rifiuto di ammissione dell'alunno alla scuola dell'obbligo o agli esami.3. E' fatta salva l'eventuale adozione da parte dell'autorità sanitaria di interventi di urgenza ai sensi dell'art. 117 del D.L.vo 31.3.98, n. 112
giovedì 10 gennaio 2008
Vaccino Papilloma Virus gratuito dai 12 anni
Interessa tutte le donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni.
Tale vaccinazione, consigliata, ma non obbligatoria, sarà gratuita per tutte ragazze di 12 anni Cosa fare?
Consigliamo di documentarvi per tempo, consigliamo attenzione,
come per tutti i vaccini esistono le controindicazioni.
Possiamo dirvi che secondo l’Harvard Women’s Health Watch, benchè il vaccino contro il papillomavirus umano (HPV) rappresenti una grande scoperta medica, è consigliabile e necessario essere cauti perchè i benefici ed i rischi non sono ancora completamente noti.
Inoltre, le donne, anche dopo la vaccinazione, continueranno ad essere esposte ad un certo rischio di insorgenza di tumore. Pertanto, è importante continuare a sottoporsi regolarmente al PAP test e a prendere precauzioni contro le malattie sessualmente trasmesse.
martedì 8 gennaio 2008
I DISTURBI DEL SONNO
Tale problema, non grave a livello medico, non rimane limitato esclusivamente al bambino ma, essendo di difficile gestione, può alterare i ritmi e la serenità di tutto il nucleo familiare.
E’, però, importante distinguere i disturbi dal sonno propriamente detti, dalla difficoltà di addormentare il bambino se questi è malato (febbre, raffreddore, tosse) oppure se questi dorme male perché digrigna i denti o emette lamenti durante il sonno. In questo caso, fino a che continua a dormire, il bambino va lasciato riposare serenamente, infatti queste abitudini sono del tutto personali e tendono a sparire con il tempo.
Lo stesso comportamento va tenuto nel caso in cui il bambino si dovesse svegliare nel cuore della notte gridando e sbarrando gli occhi. Questo fenomeno, denominato “pavor nocturnus”, equivale ad una crisi di terrore con cause non ben chiarite. Importante è non svegliarlo violentemente ma rassicurato con dolcezza e calma. La crisi passa sola e non ha conseguenze, anzi, quasi sempre il bambino non ne conserva la percezione né il ricordo.
I disturbi del sonno tendono a sparire spontaneamente dopo il 5° anno di età, ma possono essere migliorati secondo alcune regole di comportamento che facilitano il rilassamento e, quindi, il riposo notturno.
Le regole che possono aiutare a regolarizzare il ritmo sonno-veglia sono le seguenti, in ordine di efficacia:
1) Orario: il bambino andrebbe abituato ad andare a letto sempre alla stessa ora.
Questa regola aiuta il bambino a fare in modo che il proprio orologio biologico impari a funzionare secondo un ritmo ben preciso.
2) Abitudini della serata: il bambino, almeno 2 ore prima di accingersi a dormire, non dovrebbe fare giochi che possano agitarlo (lotta, capriole); inoltre andrebbe creata intorno a lui un’atmosfera rilassante, di luci soffuse, di rumori di sottofondo (se impossibile evitarli), di lettura di una fiaba con toni bassi e concilianti.
Questa regola aiuta il bambino a non avere un pericoloso accumulo di adrenalina che non favorisce il sonno.
3) Il bambino non dovrebbe consumare un pasto serale né troppo abbondante, con cibi pesanti, né troppo parsimonioso.
Questa regola aiuta non tanto a far addormentare il bambino quanto a fargli mantenere il sonno notturno che, problematiche di digestione, potrebbero interrompere. Un pasto insufficiente, al contrario, può creare problemi proprio nella fase dell’addormentamento, in quanto il senso di fame non aiuta il rilassamento.
4) Se il bambino le accetta, sarebbe auspicabile precedere il sonno con una bevanda calda, un bicchiere di latte, una camomilla, una tisana rilassante.
Questa regola, oltre a far rilassare il bambino per le proprietà calmanti delle bevande descritte, funziona come “coccola” che predispone il bambino ad un buon riposo notturno.
5) Cercare di creare intorno al sonno del bambino dei rituali fissi che ogni famiglia, a seconda delle proprie necessità, puo’ costruirsi. Un esempio potrebbe essere un bagnetto caldo e rilassante alla stessa ora.
Questa regola aiuta il bambino ad entrare psicologicamente nell’ottica che è ora di andare a dormire e che la giornata è finita.
6) Evitare assolutamente di far addormentare il bambino nel letto dei genitori e portarlo poi nella sua camera.
Questa regola mira ad evitare questa errata abitudine che potrebbe procurare altre problematiche. Infatti se il bambino si dovesse svegliare all’improvviso e non ritrovarsi nel posto in cui si è addormentato potrebbe incorrere in una piccola crisi di ansia e paura che allontanerebbe il sonno.
E’ molto frequente che attuare questa regola sia, da parte del genitore, molto difficile. Infatti il bambino potrebbe iniziare a piangere a causa del distacco. A questo punto è consigliabile lasciare il bambino nella stanza, ovviamente corredata da una lucetta antibuio, a piangere per 1 minuto, poi entrare, rassicurarlo e riuscire. Se piangerà ancora, si aspetteranno, stavolta 2 minuti prima di rientrare e riassicurarlo e riuscire. A ogni rientro, gli intervalli di tempo devono essere sempre crescenti. Di solito, nel giro di 7/15 giorni, il bambino impara a vincere l’angoscia della separazione dei genitori.