sabato 21 febbraio 2009

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Obiettivo Pedagogia può essere la prima risposta ai vostri dubbi. Un primo passo alla ricerca della soluzione migliore.

mercoledì 19 novembre 2008

Via il pannolino.........

Sono molti i genitori che si pongono la domanda sul come e sul quando togliere il pannolino al proprio bambino. Generalmente il pannolino potrebbe essere tolto, quando s’inizia ad avere il controllo degli sfinteri. Tale periodo è variabile da bambino a bambino, orientativamente sappiamo che si estende da un’età minima di un anno e mezzo ad un massimo di tre anni. In questa fase della vita, gradatamente avviene la maturazione neurologica e fisiologica che porta poi al controllo dei propri bisogni ed il passaggio da una tappa all’altra, prima di arrivare al pieno controllo, dipende non solo dalla maturazione del bambino ma anche dall’ambiente circostante.
L’educazione al controllo degli sfinteri è condizionata, oltre che dalla maturazione neurologica e fisiologica, anche dall’attenzione che pone il bambino verso tale questione. In questo processo è ovviamente importante l’atteggiamento familiare. E’ necessario non essere orientati né verso un’eccessiva rigidità né verso un eccessivo permissivismo, entrambi questi comportamenti possono influire sui tempi di gestione per il controllo degli sfinteri da parte del bambino, rispetto a quella che potrebbe essere definita la sua maturazione fisiologica.
S. Freud definiva questo periodo di vita come la fase anale dello sviluppo di ciascun individuo. In tale momento il bambino (dai 2 ai 4 anni) impara ad utilizzare i servizi igienici per l'espulsione delle feci e, trova piacere nel controllare la muscolatura dello sfintere anale. La decisione finale spetta al bambino: Trattenere o espellere quello che lui stesso ha creato?
Alcune indicazioni sul come iniziare lo “spannolinamento”.
- Cercare di invogliarlo, iniziare per un periodo con i pannolini a mutandina colorati come piacciono a lui/lei, iniziare a fargli/le vedere come si spostano su e giù e come può iniziare a farlo da sola/o;
- Chiedere supporto alla Baby sitter/educatrice/nonna o altra figura molto presente nella vita di vostro figlio/a;
- Scegliere un vasino insieme a vostro/a figlio/a, o anche un riduttore da water se lo desidera;
- Scegliere un libro o inventare una favola che narri qualcosa di fantasioso sul tema “pipì e popò“ (fantasia e gioco sono due modalità importanti per comunicare con i bambini);
- Ogni volta che riesce ad espellere o fare pipì nel vasino, fate prendere coscienza al vostro bambino, di ciò che è accaduto (come ad esempio guardare che cosa è “caduto dal suo sederino”) i bambini non hanno il senso dell’igiene che abbiamo noi adulti quindi, non preoccupatevi di quest’aspetto lo apprenderanno con il tempo !!!;
-Giocare con la carta igienica o con lo sciacquone del water (senza passare le ore in bagno ma cercando di interiorizzare le azioni svolte da ognuno quando ci si trova nel bagno…) con il gioco s’interiorizzano regole o comportamenti rendendo il processo apprendimento più facile ad un bambino;
- Fargli capire che la sua azione è esattamente ciò che ci aspettavamo (rinforzo sulla risposta come ad esempio “bravo hai fatto come la mamma ed il papà”;
Importante è porre attenzione sul momento in cui provare a togliere il pannolino.
Evitare periodi di passaggio o di crisi come l’inizio dell’asilo, la nascita di un fratellino, dormire in un letto nuovo, etc,. Scegliere il momento che ci sembra più opportuno per lui/lei anche se in inverno e, se il primo tentativo fallisce non preoccuparti, si può riprovare dopo qualche tempo con tanta, tanta pazienza!!!
E via il pannolino….

giovedì 24 luglio 2008

UNIVERSO “CIUCCIO”

Il meccanismo principe naturale presente nel bambino già nella pancia della mamma è quello della suzione. L’istinto di suzione permette al neonato di attaccarsi al seno della madre e/o al biberon.

Le mamme sanno bene che nei primi mesi di vita il bambino passa le ore di veglia a succhiare e, successivamente, nella fase orale, utilizza la bocca per esplorare le cose che lo circondano. Tale meccanismo provoca piacevoli sensazioni, è un’antidoto alla paura e al senso di solitudine sia nel lattante che nel bambino più grandicello.

Il ciuccio aiuta a far addormentare il bambino, a calmare il pianto più ostinato, ad autoconsolarlo quando la mamma non c’e’, un modo per scaricare le tensioni e per farlo sentire sicuro e protetto: per questo abituarlo a tenere il ciuccio non è dannoso a priori, l’importante è non abusarne perché ciò renderebbe più difficile abbandonarlo e perché l’utilizzo contenuto del ciuccio non provoca danni irreversibili alle arcate dentarie, specialmente se usato entro i 3 anni d’età. Peraltro è meno dannoso della suzione del pollice perché esercita meno pressione sui denti e per la mamma è più facile da gestire quando decide di farlo smettere.

Importante è non ricorrervi come ancòra di salvezza quando il bambino non lo cerca oppure tutte le volte che piange.

Alcune mamme si domandano quale ciuccio sia meglio scegliere. In realtà non c’e’ il migliore in assoluto davanti alla vasta gamma di scelta che offre il mercato.
Indubbiamente il ciuccio di silicone, per la sua inalterabilità di materiale, è più adatto nei primi mesi di vita del bambino, mentre con l’eruzione dentaria è preferibile passare a quello di caucciù più resistente rispetto a quello di silicone.
In merito alla forma è consigliabile nei primi mesi quello a forma di goccia, schiacciato e curvo verso l’alto, simile al capezzolo della mamma.

Come per il pannolino arriva il momento in cui è necessario togliere il ciuccio.
E’ consigliabile fare questo passo verso i 3 anni, quando il bambino diventa più sicuro di sé, in ogni caso è importante non interrompere l’uso del ciuccio improvvisamente: evitare assolutamente di farlo sparire senza una spiegazione.

Alcuni consigli per iniziare gradatamente:

Ø non spazientirsi né colpevolizzare il bambino se proprio non riesce a toglierlo. Cercare di rispettare il suo momento psicologico. Evitare di procedere a questo passo in concomitanza con altri cambiamenti radicali, come l’inserimento all’asilo o la nascita del fratellino
Ø non focalizzare l’attenzione sul ciuccio e sul come toglierlo parlandone davanti al bambino, specialmente se grandicello
Ø limitare l’uso alle situazioni più critiche come prima di dormire o quando la mamma non c’e’
Ø provare a proporre al bambino delle attività che con il ciuccio non può fare perché sono “da grande”
Ø distrarlo verso altri oggetti o attività


Alcuni esempi pratici che ho raccolto da alcune mamme collaborando con insegnanti di scuola materna:

“Ho tolto il ciuccio a mio figlio a 2 anni e mezzo partendo per le vacanze. Anche se lo avevamo dietro abbiamo finto di averlo dimenticato a casa. Mio figlio ha pianto qualche giorno ma poi con le distrazioni del mare e altri giochi tutto è passato”.
“Ho tolto il ciuccio ai miei figli approfittando della notte di Natale. Ho spiegato loro che nasceva Gesù, un bambino più piccolo di loro e che, se gli avessero lasciato il ciuccio lui avrebbe contraccambiato con un regalo speciale per loro. Cosi’ è stato.

martedì 3 giugno 2008

MAMMA, MAMMA, VOGLIO UN CANE!

Quante mamme si sentono ripetere spesso questa frase?

Sono diverse le ragioni che portano le famiglie a decidere per questa scelta, ma l’aspetto più rilevante è il legame affettivo quasi istintivo tra il bambino ed il cane e come questo rapporto può assumere un valore pedagogico.

Il denominatore comune tra il bambino ed il cane sicuramente e' il gioco: questa relazione di base mette in atto una serie di meccanismi di interazione che costituiscono una delle prime forme di comunicazione del bambino che vanno dalla gestualità alla verbalizzazione.

Per poter ottenere il massimo beneficio da questo straordinario rapporto è fondamentale la scelta del cane. Ovviamente questa scelta è compito esclusivo dei genitori che possono avvalersi delle seguenti linee guida (è consigliabile, inoltre, integrare le conoscenze tramite siti internet specializzati e/o la consultazione di libri specialistici con il supporto del veterinario di fiducia):

Ø l’età del bambino
Ø l’età del cane e la sua provenienza (canile, allevamento, casa)
Ø l’ambiente in cui vivrà (appartamento con e/o senza balconi, con e/o senza giardino)
Ø la composizione del nucleo familiare e la conseguente organizzazione della gestione del cane

L’ultimo punto è importante proprio da un punto di vista educativo. Infatti se il bambino ha raggiunto i 6-9 anni gli si possono affidare alcune responsabilità, come il compito di preparare la ciotola del cibo e/o accompagnare il cane per i suoi bisogni giornalieri, in modo che egli impari a prendersi cura di qualcuno con amore e ricevendo amore e spostando, quindi, l’attenzione dall’IO egocentrico all’esterno. Con la pubertà, però, potrebbero presentarsi difficoltà a mantenere questi compiti in quanto l'adolescente diventa socialmente attivo e frequentemente il cane paga il prezzo di questi primi atti di autonomia. Anche in questo caso un cane ben socializzato ed il dialogo con il ragazzo garantiranno il permanere di un rapporto ottimale con il cane.
Altro aspetto che i genitori non devono sottovalutare è la sicurezza sulla quale si deve prestare tanta più attenzione quanto più il bambino è piccolo. Solitamente il cane reagisce alle “angherie” dei bambini senza danneggiarli, ma fa loro capire quando devono smetterla attraverso una ringhiatina o uno scossone. In ogni caso è fondamentale limitare gli eccessi che il cane potrebbe avere nell’avvisare che si sta spazientendo ma nello stesso tempo limitare anche al bambino gli atteggiamenti che possano infastidirlo che vanno dal corrergli intorno, saltargli accanto, urlargli nelle orecchie a veri e propri fastidi fisici tipo tirargli le orecchie e la coda.
Riguardo le malattie del nostro amico a 4 zampe c’e’ molto allarmismo in giro, spesso ingiustificato: infatti basta una preventiva collaborazione tra il proprio veterinario e il proprio pediatra e difficilmente il bambino avrà problemi.
Non dimentichiamo mai che raramente un cane è piu' sporco di alcuni luoghi pubblici in cui facciamo giocare i bambini e ancor meno fonte di contagio di malattie maggiore rispetto a quelle che si contraggono all’asilo o a scuola.
In conclusione, quindi, il cane rappresenta un ottimo sussidio educativo per il bambino. I genitori rivestono un ruolo fondamentale per la scelta dell'animale piu' adeguato a quel contesto familiare ed in quest'ottica essi contribuiranno alla creazione di citta' in grado di proporsi all'uomo ed ai suoi animali come giusto spazio in cui vivere e convivere.