giovedì 24 luglio 2008

UNIVERSO “CIUCCIO”

Il meccanismo principe naturale presente nel bambino già nella pancia della mamma è quello della suzione. L’istinto di suzione permette al neonato di attaccarsi al seno della madre e/o al biberon.

Le mamme sanno bene che nei primi mesi di vita il bambino passa le ore di veglia a succhiare e, successivamente, nella fase orale, utilizza la bocca per esplorare le cose che lo circondano. Tale meccanismo provoca piacevoli sensazioni, è un’antidoto alla paura e al senso di solitudine sia nel lattante che nel bambino più grandicello.

Il ciuccio aiuta a far addormentare il bambino, a calmare il pianto più ostinato, ad autoconsolarlo quando la mamma non c’e’, un modo per scaricare le tensioni e per farlo sentire sicuro e protetto: per questo abituarlo a tenere il ciuccio non è dannoso a priori, l’importante è non abusarne perché ciò renderebbe più difficile abbandonarlo e perché l’utilizzo contenuto del ciuccio non provoca danni irreversibili alle arcate dentarie, specialmente se usato entro i 3 anni d’età. Peraltro è meno dannoso della suzione del pollice perché esercita meno pressione sui denti e per la mamma è più facile da gestire quando decide di farlo smettere.

Importante è non ricorrervi come ancòra di salvezza quando il bambino non lo cerca oppure tutte le volte che piange.

Alcune mamme si domandano quale ciuccio sia meglio scegliere. In realtà non c’e’ il migliore in assoluto davanti alla vasta gamma di scelta che offre il mercato.
Indubbiamente il ciuccio di silicone, per la sua inalterabilità di materiale, è più adatto nei primi mesi di vita del bambino, mentre con l’eruzione dentaria è preferibile passare a quello di caucciù più resistente rispetto a quello di silicone.
In merito alla forma è consigliabile nei primi mesi quello a forma di goccia, schiacciato e curvo verso l’alto, simile al capezzolo della mamma.

Come per il pannolino arriva il momento in cui è necessario togliere il ciuccio.
E’ consigliabile fare questo passo verso i 3 anni, quando il bambino diventa più sicuro di sé, in ogni caso è importante non interrompere l’uso del ciuccio improvvisamente: evitare assolutamente di farlo sparire senza una spiegazione.

Alcuni consigli per iniziare gradatamente:

Ø non spazientirsi né colpevolizzare il bambino se proprio non riesce a toglierlo. Cercare di rispettare il suo momento psicologico. Evitare di procedere a questo passo in concomitanza con altri cambiamenti radicali, come l’inserimento all’asilo o la nascita del fratellino
Ø non focalizzare l’attenzione sul ciuccio e sul come toglierlo parlandone davanti al bambino, specialmente se grandicello
Ø limitare l’uso alle situazioni più critiche come prima di dormire o quando la mamma non c’e’
Ø provare a proporre al bambino delle attività che con il ciuccio non può fare perché sono “da grande”
Ø distrarlo verso altri oggetti o attività


Alcuni esempi pratici che ho raccolto da alcune mamme collaborando con insegnanti di scuola materna:

“Ho tolto il ciuccio a mio figlio a 2 anni e mezzo partendo per le vacanze. Anche se lo avevamo dietro abbiamo finto di averlo dimenticato a casa. Mio figlio ha pianto qualche giorno ma poi con le distrazioni del mare e altri giochi tutto è passato”.
“Ho tolto il ciuccio ai miei figli approfittando della notte di Natale. Ho spiegato loro che nasceva Gesù, un bambino più piccolo di loro e che, se gli avessero lasciato il ciuccio lui avrebbe contraccambiato con un regalo speciale per loro. Cosi’ è stato.

martedì 3 giugno 2008

MAMMA, MAMMA, VOGLIO UN CANE!

Quante mamme si sentono ripetere spesso questa frase?

Sono diverse le ragioni che portano le famiglie a decidere per questa scelta, ma l’aspetto più rilevante è il legame affettivo quasi istintivo tra il bambino ed il cane e come questo rapporto può assumere un valore pedagogico.

Il denominatore comune tra il bambino ed il cane sicuramente e' il gioco: questa relazione di base mette in atto una serie di meccanismi di interazione che costituiscono una delle prime forme di comunicazione del bambino che vanno dalla gestualità alla verbalizzazione.

Per poter ottenere il massimo beneficio da questo straordinario rapporto è fondamentale la scelta del cane. Ovviamente questa scelta è compito esclusivo dei genitori che possono avvalersi delle seguenti linee guida (è consigliabile, inoltre, integrare le conoscenze tramite siti internet specializzati e/o la consultazione di libri specialistici con il supporto del veterinario di fiducia):

Ø l’età del bambino
Ø l’età del cane e la sua provenienza (canile, allevamento, casa)
Ø l’ambiente in cui vivrà (appartamento con e/o senza balconi, con e/o senza giardino)
Ø la composizione del nucleo familiare e la conseguente organizzazione della gestione del cane

L’ultimo punto è importante proprio da un punto di vista educativo. Infatti se il bambino ha raggiunto i 6-9 anni gli si possono affidare alcune responsabilità, come il compito di preparare la ciotola del cibo e/o accompagnare il cane per i suoi bisogni giornalieri, in modo che egli impari a prendersi cura di qualcuno con amore e ricevendo amore e spostando, quindi, l’attenzione dall’IO egocentrico all’esterno. Con la pubertà, però, potrebbero presentarsi difficoltà a mantenere questi compiti in quanto l'adolescente diventa socialmente attivo e frequentemente il cane paga il prezzo di questi primi atti di autonomia. Anche in questo caso un cane ben socializzato ed il dialogo con il ragazzo garantiranno il permanere di un rapporto ottimale con il cane.
Altro aspetto che i genitori non devono sottovalutare è la sicurezza sulla quale si deve prestare tanta più attenzione quanto più il bambino è piccolo. Solitamente il cane reagisce alle “angherie” dei bambini senza danneggiarli, ma fa loro capire quando devono smetterla attraverso una ringhiatina o uno scossone. In ogni caso è fondamentale limitare gli eccessi che il cane potrebbe avere nell’avvisare che si sta spazientendo ma nello stesso tempo limitare anche al bambino gli atteggiamenti che possano infastidirlo che vanno dal corrergli intorno, saltargli accanto, urlargli nelle orecchie a veri e propri fastidi fisici tipo tirargli le orecchie e la coda.
Riguardo le malattie del nostro amico a 4 zampe c’e’ molto allarmismo in giro, spesso ingiustificato: infatti basta una preventiva collaborazione tra il proprio veterinario e il proprio pediatra e difficilmente il bambino avrà problemi.
Non dimentichiamo mai che raramente un cane è piu' sporco di alcuni luoghi pubblici in cui facciamo giocare i bambini e ancor meno fonte di contagio di malattie maggiore rispetto a quelle che si contraggono all’asilo o a scuola.
In conclusione, quindi, il cane rappresenta un ottimo sussidio educativo per il bambino. I genitori rivestono un ruolo fondamentale per la scelta dell'animale piu' adeguato a quel contesto familiare ed in quest'ottica essi contribuiranno alla creazione di citta' in grado di proporsi all'uomo ed ai suoi animali come giusto spazio in cui vivere e convivere.

mercoledì 30 aprile 2008

LA BALBUZIE INFANTILE

Il linguaggio si sviluppa nell’uomo già dal primo vagito per poi progredire rapidamente per tutta la lunga fase dell’infanzia. Tutta la ricchezza di stimoli che circondano il bambino, il desiderio di esplorazione e la curiosità normale si traducono nel desiderio di chiedere, domandare e, di conseguenza, comunicare. Tale forma di comunicazione può diventare incessante e talvolta maggiore delle reali abilità comunicative.
In questo panorama potrebbe “affacciarsi” la balbuzie che fa parte di quella categoria definita "disturbo del linguaggio".
Il problema scaturisce dalla difficoltà del bambino di individuare rapidamente le parole corrette per manifestare i concetti che si accavallano nella sua mente e che vuole comunicare, la difficoltà è nel fatto che la velocità con la quale corrono i suoi pensieri è di gran lunga superiore rispetto alla sua capacità di esprimerli a parole. Questa difficoltà si presenta, anche, per la nascita di un fratellino, per problemi tra genitori, per separazioni o per lutti in famiglia.
Questo fenomeno, che rientra nella tipologia di balbuzie primaria (apparente e transitoria, caratterizzata da fisiologiche e normali disfluenze, intermittenti esitazioni, ripetizioni sillabiche), tende a risolversi spontaneamente (generalmente nel giro di qualche mese), infatti il disturbo di linguaggio dei 3-5 anni è molto diverso da quello che si presenta in età scolare (dove è bene intervenire con un aiuto logopedico con professionisti competenti nella balbuzie), e ancora diverso da quello dell'età adulta.
I genitori non sono mai preparati a questo evento perchè inizia all'improvviso, ma si può sicuramente seguire queste linee guida:
- non interrompere il discorso del piccolo chiedendogli di ripetere ciò che dice in modo non corretto per evitare di metterlo in imbarazzo;
- non sostituirsi al bambino nel completare la frase o la parola
- non dirgli di calmarsi altrimenti l'ansia aumenta
- non perdere la pazienza e non sgridarlo per gli errori perchè non è colpevole
- non mostrarsi altresì divertiti poichè questo non sarebbe di stimolo per il bambino a correggersi
In sostanza, quindi, armarsi di "santa pazienza", ascoltare il bambino senza trasmettergli nessuna emozione negativa di disagio e/o di fastidio, articolare bene le parole quando ci si rivolge al bambino in modo che, ascoltando il suono delle parole, possa ripeterle correggendosi da solo.
Esclusivamente con l'età scolare si puo' prendere, qualora il disturbo persistesse, in considerazione l'intervento di un logopedista. Infatti prima dell'età scolare, può essere ridotto ad un fenomeno molto comune, specialmente nei maschietti (colpisce il 3% dei bambini, in particolare maschi).

martedì 1 aprile 2008

Internet…che paura!!!

Spesso tra gli adulti, e ancora più spesso tra genitori, si alza un grido di terrore che evoca il lupo cattivo riguardo a ciò che Internet può rappresentare.
Internet non è solo una rete, ma è la piazza globale del nostro vivere; è presente nella nostra società ormai da tempo e fingere che non esista non aiuta, anzi sicuramente è utile conoscerla per dare indicazioni ai propri figli o alunni sui pericoli “potenziali” che possono nascondersi in essa. Ormai da tempo, nei programmi scolastici e negli intenti del Ministero della Pubblica Istruzione italiana, vi è l’orecchio e la mente protesa verso le ICT e tutto ciò che esse comportano. Parliamo di ICT, cioè di Information e Communication Technology perché parliamo di ciò in cui viviamo e di ciò che oggi noi siamo.
Un bimbo oggi è talmente immerso nella tecnologia che può risultare assurdo, oltre che diseducativo, cercare di evitare Internet.
Un esempio di tecnologia? Tutto….
Dai lettori dvd, che spesso sin da piccoli provano a manovrare, al telefonino di mamma e papà, i nostri bambini ci vedono utilizzare bancomat e carte di credito, battere con le dita su di una tastiera, già dai primi mesi di vita, “ i bambini di oggi sono nativi digitali(1)” cioè nascono immersi nelle tecnologie e sviluppano precocemente competenza e dimestichezza con esse, molto più di noi adulti (in parte immigrati digitali(1))
Ciò non vuol dire che non esistano pericoli nella Rete…ma ne esistono come per la strada, come nella realtà quotidiana e forse molto meno rispetto a ciò che la realtà presenta e che viviamo…Sono nata nell’era della televisione e anche allora si urlava al pericolo che essa poteva portare nella crescita e nello sviluppo dell’individuo…il pericolo più grande delle tecnologie oggi è che spesso vengono utilizzate come “tate” per i nostri piccoli…Un computer, una televisione, un cellulare, sono il frutto dell’evoluzione umana, nascondono pericoli ma infinite possibilità di crescita …sta all’adulto cercare di integrarle nella formazione di ogni essere in divenire…Partiamo dal presupposto che la televisione non è solo spazzatura, internet non è solo pedofilia…..Impariamo che nella realtà virtuale si miscela la realtà vera e che il fatto di essere online non ci da garanzie su chi c’è dall’altra parte, di conseguenza è importante sviluppare la criticità nell’utilizzo.
Stabiliamo regole come:
- siti in cui è meglio non andare (installare software che pongano dei filtri sui siti off limits),
- il computer non deve stare nella camera dei ragazzi ma in un luogo di libero accesso per tutta la famiglia ,
- tempi da trascorrere sul pc,
- quanti e quali attività sociali devono essere all’aria aperta e non sul computer
- sviluppare altri interessi perché a volte è la mancanza di stimoli o l’obbligo a stare in casa che porta i giovani a focalizzarsi su tv, chat, internet etc.

Rimbocchiamoci le maniche…. Iniziamo a visitare siti per adulti e genitori che vogliono imparare cosa è la Rete, come difendersi e come utilizzarla; una volta assunte alcune conoscenze di base, valutiamo i siti utili e adatti per i nostri figli o i nostri studenti.





(1) “eLearning – Capire, progettare, comunicare” L.Cantoni, L.Botturi, C. Succi New MinE Lab edizione Franco Angeli.




Sitografia

http://www.ti6connesso.it/
http://ilwebperamico.it/

http://www.futuroalfemminile.it/progetto/nel_quotidiano/Corsi_di_informatica/corsi_milano.kl (partecipa ad un corso su Internet o impariamo ad utilizzare word--- Milano)

http://www.italia.gov.it/chihapauradellarete/navigatori/index.html
(comprendi cosa è internet e i suoi pericoli---come farlo capire ai bambini, ai genitori ai ragazzi)

http://www.easy4.it/
sito ufficiale della campagna EASY, mette a disposizione, informazioni, risorse e consigli pratici per aiutare adulti, ragazzi e ragazze ad utilizzare internet e cellulari in modo consapevole e responsabile