Il linguaggio si sviluppa nell’uomo già dal primo vagito per poi progredire rapidamente per tutta la lunga fase dell’infanzia. Tutta la ricchezza di stimoli che circondano il bambino, il desiderio di esplorazione e la curiosità normale si traducono nel desiderio di chiedere, domandare e, di conseguenza, comunicare. Tale forma di comunicazione può diventare incessante e talvolta maggiore delle reali abilità comunicative.
In questo panorama potrebbe “affacciarsi” la balbuzie che fa parte di quella categoria definita "disturbo del linguaggio".
Il problema scaturisce dalla difficoltà del bambino di individuare rapidamente le parole corrette per manifestare i concetti che si accavallano nella sua mente e che vuole comunicare, la difficoltà è nel fatto che la velocità con la quale corrono i suoi pensieri è di gran lunga superiore rispetto alla sua capacità di esprimerli a parole. Questa difficoltà si presenta, anche, per la nascita di un fratellino, per problemi tra genitori, per separazioni o per lutti in famiglia.
Questo fenomeno, che rientra nella tipologia di balbuzie primaria (apparente e transitoria, caratterizzata da fisiologiche e normali disfluenze, intermittenti esitazioni, ripetizioni sillabiche), tende a risolversi spontaneamente (generalmente nel giro di qualche mese), infatti il disturbo di linguaggio dei 3-5 anni è molto diverso da quello che si presenta in età scolare (dove è bene intervenire con un aiuto logopedico con professionisti competenti nella balbuzie), e ancora diverso da quello dell'età adulta.
I genitori non sono mai preparati a questo evento perchè inizia all'improvviso, ma si può sicuramente seguire queste linee guida:
- non interrompere il discorso del piccolo chiedendogli di ripetere ciò che dice in modo non corretto per evitare di metterlo in imbarazzo;
- non sostituirsi al bambino nel completare la frase o la parola
- non dirgli di calmarsi altrimenti l'ansia aumenta
- non perdere la pazienza e non sgridarlo per gli errori perchè non è colpevole
- non mostrarsi altresì divertiti poichè questo non sarebbe di stimolo per il bambino a correggersi
In sostanza, quindi, armarsi di "santa pazienza", ascoltare il bambino senza trasmettergli nessuna emozione negativa di disagio e/o di fastidio, articolare bene le parole quando ci si rivolge al bambino in modo che, ascoltando il suono delle parole, possa ripeterle correggendosi da solo.
Esclusivamente con l'età scolare si puo' prendere, qualora il disturbo persistesse, in considerazione l'intervento di un logopedista. Infatti prima dell'età scolare, può essere ridotto ad un fenomeno molto comune, specialmente nei maschietti (colpisce il 3% dei bambini, in particolare maschi).
ALIMENTAZIONE DIGITALE
6 anni fa